Nella notte fra il 23 e 24 gennaio del 1826 un’incendio danneggiò un lato della Sala dal pavimento della platea fino alla copertura, compromettendo la stabilità di otto palchi vicini al secondo e terzo ordine, di una parte del perimetro della platea, del “volto” e di una parte del tetto.
Per riparare i danni tra il 1826 e il 1830 furono effettuati sostanziali lavori di restauro e di rinnovamento delle finiture interne, sotto la direzione dell’ing. Dasti.
L’attuale forma della sala del Teatro dell’Aquila, con 124 palchi, proscenio e palcoscenico ad una bocca, è il risultato della trasformazione avvenuta in quegli anni su proposta progettuale dell’architetto Giuseppe Ghinelli, autore del Teatro delle Muse di Ancona e del Teatro Rossini di Pesaro.
In questa occasione furono effettuate altre modifiche al Teatro dell’Aquila: buona parte del tetto fu ricostruita; il “volto” venne ribassato; i palchi furono riconsolidati. Vennero rifatti i decori, le cornici e gli stucchi, mentre la bocca d’opera e le quinte furono ridipinte e l’impianto di illuminazione sistemato. Si decise inoltre di abbassare di 50 centimetri il pavimento della platea, leggermente inclinato e realizzato con mattoni “alla rustica”. Sotto al palcoscenico fu realizzato uno sterramento di 180 centimetri per migliorare l’acustica.
I lavori di rifinitura decorativa del parapetti dei palchi, comprendenti i decori a rilievo trattati “a mecca”, le “marmiture” e tutti i “coloriti”, furono realizzati dal pittore Biagio Baglioni di Macerata tra il dicembre del 1827 e l’agosto del 1828. È del 1828 anche la realizzazione della pittura a tempera del volto, una raffinata opera figurativa di Luigi Cochetti.
Nel 1830 fu acquistato a Parigi il lampadario a 56 bracci in ferro dorato e foglie lignee, originariamente alimentato a carburo, che è stato restaurato di recente.
In quegli anni, insomma, la struttura al suo interno assunse quelle caratteristiche stilistiche ottocentesche che possiamo ancora ammirare al Teatro dell’Aquila.
Il restauro interno più consistente fu effettuato attorno agli anni 1876/1878 sotto la guida dell’Ing. Pietro Dasti, tecnico comunale, del conte Guglielmo Vinci e dell’Ing. Michele Bernetti capicondomini. Questa serie di interventi puntò a riprendere e rinnovare le pitture e le decorazioni della Sala, a restaurare la pittura del volto e a rimodernare arredi e finiture dell’interno dei palchi. La perizia descrittiva di questi lavori è conservata nell’Archivio di Stato di Fermo.
Con questo ultimo intervento vennero aggiunti o sostituiti alcuni elementi decorativi del Teatro, come le figure zoomorfe in cartapesta e le rosette nelle intersezioni delle greche. Vennero rifatte anche le dorature delle gole, dei pilastri, dei capitelli, della porta d’ingresso, dei rosoni e delle trecce della bocca d’opera furono. Per concludere gli interni dei palchi vennero rifiniti: a pittura gli ordini superiori, con carta da parati moiré rosso gli ordini inferiori.
Con quest’ultimo, sostanziale intervento, la Sala assunse le caratteristiche stilistico-decorative osservabili ancora oggi nel Teatro dell’Aquila.