FUM, acronimo di Fermo Urban Museum, è il progetto di street art che arricchisce la città di Fermo dal 2017. Art factory e spazio multidisciplinare, sede di workshop e laboratori, FUM si rivolge principalmente ai Post-Millenials.
Il cuore di FUM è l’essenza stessa dell’arte urbana: il bisogno di comunicare e di essere compresi utilizzando forme diverse dall’arte classica.
FUM, acronimo di Fermo Urban Museum, è il progetto di street art che arricchisce la città di Fermo dal 2017. Art factory e spazio multidisciplinare, sede di workshop e laboratori, FUM si rivolge principalmente ai Post-Millenials.
FUM nasce per sensibilizzare le nuove generazioni tramite la partecipazione attiva dei giovani cittadini, favorendone l’inclusione tramite lo studio di tematiche artistiche contemporanee e allontanando così al contempo lo spettro dell’emarginazione sociale.
Il desiderio di innovare e migliorare ulteriormente la struttura e l’allestimento del tesoro museale comunale ha condotto la Città a scommettere sulla street art, una delle più importanti tendenze dell’arte contemporanea. L’arte urbana certamente non è più un banale fenomeno passeggero, ma ha radici solide nella storia e nella società, che la rendono una corrente artistica con una propria storia, evoluzione, delle regole; una manifestazione creativa che gode di un numero di estimatori sempre crescente.
Fermo Urban Museum è dunque giunto ad essere un innovativo catalizzatore turistico e culturale per l’intero territorio regionale, con lo scopo ulteriore di innovare la proposta turistica locale. La collaborazione di tutti gli attori partecipanti, dalla cooperativa Turismarche al Comune di Fermo alla Regione, alle numerose associazioni artistiche e culturali della zona, ha portato e porterà rinomati artisti ad abbellire edifici e strade cittadine, narrando l’identità di Fermo e le sue ricche dinamiche sociali.
A testimonianza di quanto sia riuscita l’iniziativa di FUM, l’osservatorio sulla creatività urbana INWARD, insieme alla DGCC (Direzione Generale Creatività Contemporanea), ha individuato nel Fermo Urban Museum una best practice. Il progetto verrà così inserito in una mappa che segnala le migliori forme, declinazioni e ambiti della creatività urbana in Italia, con un focus sulla street art, muralismo e graffiti.
FUM si sviluppa proprio come una mostra a cielo aperto, di cui tutti possono usufruire in qualsiasi momento, poiché i suoi graffiti e murales sono disseminati nell’intero territorio comunale.
A supporto della sua accessibilità, è stata sviluppata la app Izi Travel, tramite cui si può individuare il percorso espositivo, leggendone e ascoltandone i contenuti e percorrendo fisicamente l’itinerario proposto.
Visite guidate e ulteriori supporti cartacei renderanno l’esperienza al FUM pienamente accessibile a chiunque, rendendo il mondo una grande tela tramite cui diffondere l’arte a beneficio di tutti, senza limiti.
Il coinvolgimento dei giovani è uno dei suoi punti di forza: per questo, nel 2021 il Liceo Artistico Preziotti ha collaborato alla creazione di ben tre opere destinate al museo urbano. Gli studenti hanno proposto un bozzetto per un murales al quartiere Lido Tre Archi e sui frangiflutti di Marina Palmense e, insieme all’Assessorato alle Pari Opportunità, hanno progettato la realizzazione di tre panchine rosse simboleggianti la lotta alla violenza contro le donne.
Nello stesso periodo, undici artisti provenienti da tutta Italia si sono dati appuntamento alla rassegna artistica 360º in via Ficcadenti per procedere alla realizzazione delle loro opere su 30 metri di superficie urbana, celebrando anche il fotoreporter Mario Dondero su una parete del Terminal a esso dedicato.
Temi portanti di questo prestigioso festival artistico sono stati l’ambientalismo e il rapporto uomo-donna, rimanendo così fedeli alla volontà della street art di denunciare e celebrare temi contemporanei e urgenti.
Gli artisti che hanno preso parte alla rassegna sono: Fra Jambo, Ciko, The Visual Groove, Senek, Drust, Baz, Sdolz, Pina, File, Urka e Cristian Sonda.
L’opera di Fra Jambo, intitolata “Combinazione giambica”, proprio perché intenzionata a rappresentare l’interazione tra uomo, macchina e natura, affianca un’opera di denuncia sociale come “Amen” di Urka, che intende puntare il dito contro l’odierna dipendenza dell’essere umano dagli oggetti e dal consumismo.
Altre opere, come “The Dolly Fish” di Pina sono dichiaratamente meaningless, ovvero prive di senso, almeno apparentemente; mentre Drust mostra nella sua opera “Lettering colorato” il connubio tra l’arte del lettering e quella dei graffiti.
Infine, è realizzato da Panic il murales “Mario (Mario Dondero Tribute)” che rappresenta il fotoreporter Dondero, ritratto nell’atto di sviluppare una Polaroid che ha come soggetto egli stesso.
Ulteriori opere di arte urbana sono già presenti al Parco della Mentuccia, a Piazzale Carducci e sulla facciata del liceo artistico; risale al 2013 “Velodimuromaya” a cura di Paolo Bazzani, seguito nel 2016 da “Fermo in Paradiso” e “In Memory” di Giulio Vesprini e “Schizzi di memoria” a cura di Ramadan Ramadani, Emanuele Calcinaro e Alessio Giacobbe, per concludere con “Humus”, realizzato nel 2018 da Giulio Vesprini.
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